42. 24 settembre 2023 – Mobile
Qui non è Nuova York – Verso sud con Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi
Pensi al Mardi Gras e ovviamente associ questo “Carnevale” a New Orleans. Invece a Mobile scopriamo che questa città si vanta di avere lei per prima celebrato questa festa in America nel lontano 1704. A quell’epoca Mobile era francese, fondata da Jean-Baptist Le Moyne, Sieur de Bienville. Ed era la prima capitale della Louisiana. Poi è diventata colonia della Gran Bretagna e quindi della Spagna, prima di essere annessa agli Stati Uniti nel 1813.
Dal 1830 in poi Mobile è fiorita come centro del commercio del cotone e degli schiavi. E a proposito di questo vanta un altro record, molto meno allegro di quello del Carnevale.
Nel porto di Mobile nel 1860 è approdata l’ultima nave che portava schiavi dall’Africa. Si chiamava Clotilda ed era un’impresa illegale, perché gli Stati Uniti fin dal 1808 avevano varato una legge che proibiva l’importazione degli schiavi (pur non mettendo fuorilegge la schiavitù in sé). Per questo, dopo aver fatto sbarcare i 110 schiavi – uomini, donne, bambini – il capitano bruciò la nave stessa e affondò la sua carcassa nel fiume Mobile che aveva risalito, per nascondere le prove di aver violato la legge.
Finita la guerra civile, gli schiavi liberati e rimasti nell’area di Mobile fondarono una loro città: Africatown, diventata poi un quartiere della città. Abbiamo conosciuto la loro storia prima di venire qui, perché è tornata alla ribalta con il film del 2022 “The Woman King”, con protagonista la pluripremiata Viola Davis.
In quel film le guerriere Agojie del regno africano Dahomey (l’attuale Benin) sono ritratte come delle eroine femministe ante litteram che addirittura sarebbero contrarie al commercio di schiavi, il business principale di quell’area dell’Africa. La parte principale del film, quella della amazzone- generale che allena le nuove guerriere, era stata proposta a Lupita Nyong, che prima di accettare è andata in Benin a studiare la storia di quel Paese. E ha scoperto che le Abojie erano tutt’altro che eroine da ammirare, tanto da rifiutare la parte.
Proprio qui a Mobile l’ultimo sopravvissuto degli schiavi trasportati da Clotilda e fondatori di Africatown, Cudjoe “Kazoola” Lewis, nel 1928 ha raccontato la sua storia e chi erano veramente le Abojie alla scrittrice e regista afroamericana Zora Eagle Hurston. Quella storia la si può leggere nel libro “Barracoon”: le Abojie erano i più feroci e spietati guerrieri del regno Dahomey. Furono loro ad assalire il villaggio di Kazoola e catturare gli abitanti per rivenderli come schiavi, uccidendo o mutilando orribilmente chi si opponeva. Hurston scrive che quando Kazoola si mise a ricordare la sua cattura e la violenza delle amazzoni fu come se rivivesse quel trauma: “La sua faccia si contorse in una pena abissale. Era una maschera di orrore”. Ma tant’è, per Hollywood conta solo la spettacolarizzazione della “correttezza politica” e non importa se la favola delle amazzoni nere combattenti per il bene nell’Ottocento è troppo bella per essere vera.
Siamo andati ad Africatown sulle tracce di Kazoola e dei suoi compagni di sventura. L’area per tre lati confina con l’acqua: il fiume Mobile, il Three Mile Creek e un bayou (distesa paludosa). E ora è soffocata da cantieri industriali e attraversata dai soliti giganteschi fiumi di cemento delle superstrade. Possiamo solo vagamente immaginare quanto dura sia stata la loro vita, anche dopo l’emancipazione dalla schiavitù.
La loro storia ora è raccontata in una mostra alla African Heritage House e il quartiere nel 2012 è stato inserito nel registro nazionale dei Siti Storici. Ma il suo stato avrebbe bisogno di un grande lavoro di recupero e restauro. Gran parte delle case “storiche” è abbandonata, in uno stato desolato. Un grande cartello, vicino al cimitero dove sono stati ritrovati i resti di Kazoola e di alcuni dei suoi compagni, annuncia la creazione di un Visitor Center di Africatown con un finanziamento pubblico di 3,5 milioni di dollari. Ma dove dovrebbe nascere il centro non c’è segno di lavori in corso, solo un triste abbandono.
Incontriamo Roberto, il padrone di una delle vecchie case: non è un discendente degli schiavi e non ci vive, anzi la vorrebbe vendere. Conferma che ci sono progetti per rivitalizzare la zona, ma non ne vuole far parte. “Troppa politica!”, spiega senza approfondire.
Lasciamo Africatown, e andiamo Downtown. È domenica tardo pomeriggio e in giro non c’è quasi anima viva. Passeggiamo per le piazze storiche del centro. Pochi i negozi, bar e ristoranti aperti. Mangiamo in un ristorante famoso per le ostriche e il pesce, Wintzell’s Ouster House (chissà perché devono cuocere le ostriche con crema e parmigiano!). E pensiamo che visitare Mobile durante il Mardi Gras sarà sicuramente più divertente.
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