30. 12 settembre 2023 – Bisbee
Qui non è Nuova York – Verso sud con Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi
L’avevamo conosciuta in California, quando da San Diego ci eravamo indirizzati a est sulla via del ritorno. Oggi la US Route 80 ci ha conquistato, avendola percorsa nell’intero tratto della tappa da Tucson a Bisbee. È sinuosa ma non troppo, scorrevole, sempre ben pavimentata e poco frequentata. Un’arteria importante, che non sapevamo avesse un paio di nomi che la dicono tutta sul suo rango: la highway (superstrada) da Oceano a Oceano e la Broadway d’America. Era stata aperta nel 1926, come la Route 66.
Specificamente in Arizona e in altri Stati del sud ha portato anche il nome di Jefferson Davis Memorial Highway. Jefferson Davis era stato il primo e unico presidente della Confederazione degli Stati del Sud secessionisti durante la Guerra Civile. Mancava ancora quasi un secolo al movimento di cancellazione di tutte le tracce del passato confederato cui assistiamo adesso, e le United Daughters of the Confederacy (Unione delle Figlie della Confederazione), organizzazione di donne nostalgiche sponsorizzarono questa e altre iniziative commemorative stradali. Era un momento di grande concorrenza tra gli Stati e le associazioni degli automobilisti nello sviluppare la rete stradale nazionale, e la US 80 fu in quel periodo una delle “palestre stradali” che servirono ad educare gli americani all’uso, e alla cultura, del fenomeno nascente delle automobili.
La Historic US80 non ha magari goduto, sul piano internazionale, la stessa fama della Route 66, ma di fatto era una sua parallela meridionale, non meno servita di motel e di ristoranti storici nel suo itinerario. E toccava città che hanno fatto la storia del Paese. Una località degna di nota è, appunto, Bisbee. Vi si arriva lungo la Route US 80 salendo dolcemente fino ai suoi 1688 metri di altitudine, e quando il villaggio appare, superato l’ultimo tornante, è una vera sorpresa. Dopo aver attraversato gli Stati del sud come abbiamo fatto noi, per 5 mila miglia da costa a costa, avevamo fatto l’abitudine al comune carattere americano di tutte le città, grandi e piccole, nessuna esclusa.
Qui è la prima volta che ci è sembrato di essere in Europa, anzi nell’Italia dei villaggi di montagna. E loro stessi, la gente di qui, si definisce “Europeanesque”, all’europea. Intendiamoci. Non che l’architettura delle case di Bisbee abbia alcunché delle baite alpine o delle fattorie di sassi dell’entroterra ligure, ma è il colpo d’occhio all’ingresso del paese a trasmettere un vibe di diversità. Il distacco estetico con tutto quanto visto finora in questo viaggio è impressionante, e davvero suggerisce un certo richiamo al vecchio continente.
La vulgata (l’avevamo già sentita ma ci è stata ripetuta stasera da un turista, venuto da Tucson, che era ad un tavolo vicino al nostro al Copper Queens Saloon) dice che alla fine del 1800 e agli inizi del 1900 Bisbee era la città più importante da Saint Louis in Missouri a San Francisco. E per un motivo economico preciso. Aveva infatti le miniere di rame più ricche del Paese, e qualche guida aggiunge addirittura del mondo.
La estrazione del rame, e di altri metalli, dal 1877 al 1975, aveva raggiunto i 4 milioni di tonnellate di rame e quantità minori di oro, argento e zinco. Le alture qui attorno che circondano Bisbee si chiamano non a caso Mule Mountains, montagne dei muli, un tributo all’animale che aiutava i minatori nella fatica quotidiana del trasporto dalle cave della miniera alla base. E Copper Queens si chiama ancora oggi l’albergo, da cui scriviamo queste righe, che fiorì come attrazione del business e del turismo per decenni. John Wayne, emblema dell’era del far west, è stato un habitué, con altri personaggi famosi.
La stagione d’oro del rame finì nel 1975, quando la miniera esausta fu chiusa e abbandonata. La città morì di colpo, ma la sua storia meritava un come back, una resurrezione come dicono qui, naturalmente sotto nuove spoglie. A noi, passeggiando sulla Main Street ricca di negozietti di artigiani e di robivecchi, e anche di gelaterie all’italiana di alte pretese, è venuta in mente Bussana Vecchia, sopra Sanremo. Quel borgo fu distrutto da un terremoto nel 1887, ma è poi stato resuscitato dagli hippies da tutta Europa negli Anni ’70 del secolo scorso, oggi è piena di artisti e artigiani ed è diventata una celebre meta turistica.
A salvare Bisbee ci ha pensato Stephen Hutchison, un artista nato a Seattle e cresciuto in California dove aveva studiato arte. Decise di acquistare l’albergo Copper Queens dai proprietari della miniera, che lo avevano messo in vendita per un dollaro dopo che l’hotel era caduto in disgrazia nell’abbandono generale della cittadina. Stephen e la moglie Marcia lo hanno rivitalizzato, e il passa parola del mondo hippie di quel periodo ha trasformato Bisbee in un centro vivace di richiamo culturale e artistico. Hutchison è morto nel 1996, ma la città si era ormai ripresa e ora vive in questa nuova dimensione “cool”. Molte case sono state ristrutturate e dipinte con colori vivaci, e si capisce, dalle scritte politiche e dalle bandiere arcobaleno, che nella comunità è ben presenta una cultura liberal, aperta alle cause LGBT.
Un’altra caratteristica unica contraddistingue oggi la moderna Bisbee. I lavoratori della Workers Project Administration, impegnati nelle opere pubbliche del New Deal negli Anni ’30, in questa contrada portarono il sollievo delle scale di cemento. Villaggio arrampicato sulla collina, aveva molte case con problemi di comunicazione con lo stradone centrale che portava alla miniera. Per agevolare la mobilità della gente, ma anche seguendo le rotte dei muli, gli operai di Delano Roosevelt “scavarono” 33 mila gradini su e giù per il villaggio. Fu, al tempo, un’opera meritoria, gradita dalla popolazione. Ma è stato il moderno genio della cultura dello sport e del fitness Anni ’90 a trasformare le scale in una idea competitiva vincente. E unica al mondo, si vantano qui: la prima (ridotta in verità) maratona su per le scale.
Chi l’ha creata ha chiamato questa competizione la “Bisbee 1000”, dal numero dei gradini (per i pignoli sono 1032) che vanno percorsi senza sosta, su e giù per un dislivello di 1175 piedi, pari a 358 metri, sulla distanza di 7 chilometri. La partenza avviene nella piazza simbolica della statua dell’Ironman, il minatore che è il simbolo di Bisbee, e l’arrivo è al campo sportivo comunale.
La partecipazione è aperta a tutti, anche ai minorenni, e molti si vestono in maschera: lungo il percorso suonano varie orchestrine locali, aggiungendo folclore alla sfida atletica. L’anno scorso è stata la prima volta che il vincitore è sceso sotto i 29 minuti.
La prima edizione era stata organizzata nel 1990 e aveva attirato 200 concorrenti. Anno per anno i partecipanti alla gara, che si tiene sempre nel terzo sabato di ottobre, sono aumentati di numero, tanto che recentemente è stato fissato un numero massimo di 1500 iscrizioni. Per lo più viene gente dall’Arizona, con una minoranza dal resto dell’America. Chi ama abbinare la scelta di nuove mete turistiche in America con la scoperta di situazioni curiose e diverse, deve inserire la “Bisbee 1000” nel programma, soprattutto se è interessato ad una sfida sportiva che non ha confronti. Le iscrizioni per la corsa del 2023, in programma per il 21 ottobre, sono chiuse: visto il numero chiuso, conviene affrettarsi per il 2024.
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