26. 8 settembre 2023 – San Diego
Qui non è Nuova York – Verso sud con Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi
Da Orange oggi andiamo verso San Diego. Mai stati così a sud in California in vita nostra ed essendo ansiosi di conoscere la costa pacifica lungo l’acqua, decliniamo fermamente i ripetuti inviti di Google Maps a trasferirci più a monte per percorrere la I-5 South. Sarebbe più veloce, con le sue cinque corsie senza semafori, ma ha due gravi difetti per chi viaggia con i tempi del turista curioso e non con la pressione del pendolare. Primo, è sicuramente più pericolosa. Chi non conosce quella strada a memoria, deve gestire le obbligatorie, frequenti e spesso improvvise disposizioni di cambiare corsia e andare verso quelle di centro. Lo deve fare anche quando non deve uscire ma vorrebbe, alla velocità massima consentita di 60-65 miglia, stare nella corsia di destra. Secondo, è assurdo perdersi lo spettacolo dell’oceano lungo El Camino del Re, denominazione dell’era ispanica, che peraltro coincide con la Historic Route California US 101, che scende da nord a sud, dall’Oregon fino al confine con il Messico.
Era stata costruita nel 1926, coeva e perpendicolare alla Route 66 da est a ovest, ed è un must. Nel tratto di circa 120 chilometri da Newport Beach a San Diego, quello che abbiamo fatto noi oggi, si respira l’atmosfera della classica California meridionale: migliaia di surfers e bagnanti in acqua, centinaia di ciclisti sulla ciclabile che ci affianca, tante ville grandi e piccole, più o meno architettonicamente importanti, sulle colline degradanti.
Si attraversano sulla Main Street, la via principale, tante cittadine dai nomi seducenti da film – Laguna Beach, San Clemente, Carlsbad, Encinitas – che offrono invitanti momenti di relax. A San Clemente – che era stata la “Western White House” di Nixon dal 1968 e poi il suo buen ritiro dopo le dimissioni da presidente – abbiamo così sostato per un breakfast di deliziosi blueberry pancakes al Rose’s Sugar Shack Café. Consigliabile, per l’ambiente ultra familiare e cortese, e la qualità del menù di sola colazione (chiude alle 2.30 pomeridiane).
Al Moore Cancer Center di La Jolla, parte della UCSD (Università della California a San Diego) abbiamo l’appuntamento con Napoleone Ferrara, distinto professore di Patologia e professore aggiunto di Oftalmologia e Farmacologia, specializzato nelle malattie della vista. Maria Teresa lo aveva intervistato tanti anni fa per il Corriere della Sera, quando lui lavorava alla Genentech, e l’incontro è stato quindi l’occasione per aggiornare il suo curriculum: sia per fare un bilancio dell’esperienza quarantennale negli USA, sia per capire la ragione del passaggio da un’entità americana privata ad un’istituzione pubblica. “Mi sono laureato a Catania in medicina e mi sono trasferito in America nel 1983”, racconta. “Da allora sono sempre rimasto sulla west coast. Non ho rimpianti per l’Italia, perché qui ho potuto sempre fare ricerca, che era il mio intento. Nel 1988 sono entrato alla Genentech, che allora era ancora una startup essendo stata fondata nel 1976, e ci sono rimasto per 25 anni, fino al 2013. Ho deciso di cambiare posto quando Genentech è stata acquisita dalla Roche, una grande azienda, perché lavorare nella Big Pharma è diverso. Era cambiato tutto…”
Ferrara, con il suo passaggio al centro universitario, ha recuperato la voglia di sperimentare idee nuove. Infatti ha creato due startup da quando è alla UCSD. “Sono entrambe nel campo oftalmologico, finanziate da investitori privati. Sviluppiamo la ricerca sulla degenerazione maculare della retina, che avviene in forma atrofica dovuta alla vecchiaia e alla perdita dei vasi sanguigni”. L’area di San Diego è ricca di aziende high-tech nel settore della biotecnologia, anche se la Silicon Valley e la baia di San Francisco restano ancora più avanti, ammette Ferrara. “Ma qui stiamo meglio che a San Francisco, perché pare statisticamente provato che San Diego sia la città con il clima più bello d’America. E ha meno gente che vive in strada, senza casa”, aggiunge con una battuta, ma si vede che ci crede. Del resto viveva a San Francisco quando era a Genentech, e quindi può farla legittimamente.
Una nota personale, a proposito di maculopatia. Io, Glauco, conosco il problema perché mia madre Cecilia, anziana, ne soffre da qualche anno. Nel laboratorio dove lo stanno studiando, Ferrara ci presenta il ricercatore Tommaso Mori, che è qui specificamente per trovare un rimedio medico. “Non l’abbiamo ancora, ma ci stiamo provando in varie maniere, anche con le vitamine”, dice.
Tutti gli avanzamenti scientifici hanno i loro tempi, e i loro tragitti. Dirò a mia madre, comunque, che ci sono brave menti di scienziati italiani, anche in America, che ce la stanno mettendo tutta.
La migliore serata che si può passare a San Diego è al ristorante ‘The Prada at Balboa Park’. Non è soltanto un locale eccellente per cenare, ma anche il cuore del parco, con chiese, musei e teatri a fare da contorno, il tutto in un bosco di alte piante sempreverdi. Se si arriva al tramonto, il sole della tarda estate regala una colorazione che ricorda la Toscana sul Tirreno. E quando si esce dal ristorante, a notte, la sorpresa è ritrovarsi in un vialone con tutti i palazzi in stile moresco illuminati con colori sgargianti. Stasera, in aggiunta, c’era l’arcobaleno dei manifesti e dei festoni sul portone del cinema che ospitava una rassegna di film cari alla comunità LGBT.
La cena è stata ottima, con paella e brasato in vino rosso, e la ricevuta aveva una novità che non avevamo mai visto prima da nessuna parte: un sovrapprezzo del 5% sul totale, spiegato con la dicitura: “A supporto dei costi che aumentano”, e con il rinvio al sito www.pradobalboa.com“. E qui c’è la descrizione completa: “Un sovrapprezzo del 5% sarà aggiunto ai conti di tutti i clienti per aiutare a coprire i costi in aumento e in supporto dei recenti incrementi alla paga minima e ai benefici per i nostri pregiati membri dello staff”. Il ristorante poteva semplicemente aumentare i prezzi dei piatti, per coprire queste voci, ma avrebbe portato la responsabilità diretta del rialzo. In questo modo, ha voluto specificare che i soldi in più servono a rispettare la legge locale che ha imposto l’aumento della paga minima oraria.
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