25. 7 settembre 2023 – Orange

Qui non è Nuova York – Verso sud con Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi

Il presidente di una importante università californiana, la Chapman di Orange, è un professore italiano di matematica, Daniele Struppa. Incontrarlo è stata un’occasione ghiotta per inserire un insider di alto livello accademico nel nostro viaggio all’interno del sistema educativo americano. Struppa, 68 anni, ha messo per la prima volta piede in America nel 1978 per un dottorato, e dopo essere stato per una decina d’anni ricercatore alla Scuola Normale di Pisa e docente ordinario all’università della Calabria è tornato qui, e non se ne è più andato. “Per qualche tempo  ho avuto due incarichi che potevano convivere, in Italia e in America”, ci racconta nel suo ufficio al campus, “ma quando gli avanzamenti di carriera mi hanno costretto a scegliere non ho avuto dubbi. Prima ho insegnato alla George Mason in Virginia, dal 1988 al 2006, e poi sono passato alla Chapman, dove dal 2016 sono presidente”.

Struppa è specializzato in meccanica quantistica, ma nel suo ruolo di ceo (amministratore delegato), come lui si definisce, continua a tenere ancora un corso, a cui tiene molto, sulla libertà di pensiero e di parola. “L’università di Chicago ha ufficializzato l’impegno formale a rispettare il free speech”, ci spiega. “Io l’ho adottato come presidente, e ho ottenuto che anche le facoltà lo rispettino. Più difficile è stato farlo accettare dal corpo rappresentativo degli studenti, che non volevano impegnarsi a dare il diritto di parola a tutti. Dicevano per esempio che i discorsi cosiddetti ‘di odio’, definiti hate speech, non potevano mai essere tollerati”. Come è finita?,  chiediamo. “Che li ho convinti con questo ragionamento. Voi dite che non si possono accettare certi discorsi, ma chi ha il potere di decidere se un tema è legittimo per la discussione? Presi in contropiede, hanno ammesso che, nel contesto della scuola, ero io il responsabile. Allora io, ho detto, posso decidere che non si possono più trattare i temi LGBTQ (lesbiche gay bisessuali transessuali queer ). Cosa ne pensate?. È finita che anche gli studenti hanno firmato l’adozione del free speech”.

La Chapman, fondata nel 1861, è privata, con 10 mila studenti e una retta da top university, circa 60mila dollari annui. Ha una ottima reputazione nel cinema e nella musica, con una eccellenza negli studi di quantistica, dove Struppa ha elaborato una strategia per la crescita basata sulla “germinal faculty”, la capacità di una facoltà di far fiorire idee e soluzioni di ricerca interdisciplinari. Per implementarla serve la presenza di luminari che “ispirano” e attraggono altri docenti e studenti.

Una star è il premio Nobel dell’economia Vernon Smith, che a 96 anni ha un suo studio nel campus e sforna idee ancora fertili. Smith ha lavorato su due concetti, come diventare ricchi e come essere buone persone, che hanno germinato la Humanomics, fusione di ricerche umanistiche e di economia. Alla Chapman l’economia non è vista come un settore della matematica ma delle scienze umane. Da qui la decisione di Struppa di assumere professori di fisica, neuroscienziati, filosofi della scienza. Un fisico di massima statura nella quantistica è, ci assicura, Yakir Aharonov, in odore di Nobel.

Struppa è un entusiasta propugnatore dell’educazione libera e aperta, e ci ha fatto capire le potenzialità di sviluppo della ricerca nelle università americane. Conservatore, siede nel board della Biblioteca presidenziale & Museo di Richard Nixon, che dista 20 minuti dalla Chapman. Quando gli diciamo, a fine chiacchierata, che avevamo in programma di visitarla nel pomeriggio, ci invita alla presentazione del libro di un professore di scienze politiche della sua università. Così, alle 6 di sera, conosciamo l’autore Luke A.Nichter, che nell’auditorium della Nixon Library parla dell’ “anno che ha travolto la politica” (“The Year that broke politics – collusione e caos nella elezione presidenziale del 1968”).

Ascoltare l’analisi, frutto di centinaia di interviste, dello studioso della Chapman sull’annus horribilis degli assassini di Martin Luther King e Robert Kennedy, del dramma del Vietnam in pieno svolgimento, dei disordini alla convention Democratica di Chicago, della rinuncia improvvisa di Lindon Johnson a ripresentarsi, e della vittoria a novembre di Nixon, è stato un interessante e inatteso complemento alla nostra visita.

Nixon è il solo presidente che se ne sia andato dalla Casa Bianca volontariamente prima del termine, con le dimissioni che gli hanno evitato l’impeachment. Quindi è un perdente, nel giudizio sommario della Storia. Visitando la casa dove è nato, che è parte del complesso del Museo e della Biblioteca, si apprendono le cose che hanno caratterizzato la sua vita controversa. Era di umili origini, in una famiglia con quattro fratelli e un padre che voleva coltivare gli agrumi ma fallì, e vendette la casa ripiegando su un negozio. Richard aveva tanta passione per la musica: suonava il piano, il violino, il sassofono. Ma si è laureato in legge, e la preparazione legale gli fu utile quando, da giovane deputato, guidò l’indagine che incastrò Alger Hiss, il funzionario del governo USA che lavorava per il Cremlino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Per come condusse gli interrogatori di Hiss, che era stato smascherato dalla spia russa pentita Wittaker Chamber (autore del libro di memorie “Witness”,  Testimone), fu apprezzato da Ike Eisenhower che lo portò alla Casa Bianca come vicepresidente.

I suoi successi politici si sono sempre alternati alle sconfitte: è stato deputato e senatore, ha perso la corsa a governatore della California, ha perso la prima corsa presidenziale contro John Kennedy, ma ha vinto poi quella nel 1968 contro Humphrey. I suoi esordi in politica erano stati all’insegna di un fiero anticomunismo, ma con il passare degli anni divenne più moderato. E da conservatore rigido si convertì, da presidente, a politiche più progressiste: fu lui per esempio a creare l’EPA, ente per la protezione dell’ambiente.

Nixon finì al centro dello scandalo del Watergate, dopo essere stato rieletto a valanga nel 1972. Il museo è onestissimo, e dedica le pareti di due stanze a descrivere il percorso della sua fine politica. Forse la storia di Nixon non poteva essere edulcorata, ma il risultato è che la visita diventa una lezione di storia oggettiva. In totale contrasto con la esasperata contrapposizione partitica a cui assistiamo oggi, è assistere alla eulogia di Bill Clinton per le esequie di Nixon, morto nel 1994. Clinton invitò a giudicare Nixon – che era stato suo consulente di politica estera – per tutto quello che aveva fatto in 50 anni di attività pubblica. Viene la nostalgia per una politica civile.

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2023-09-16T10:00:57+02:00
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