20. 2 settembre 2023 – Flagstaff
Qui non è Nuova York – Verso sud con Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi
I due parchi nazionali del Painted Desert e della Petrified Forest, in Arizona sulla strada per Flagstaff, sono spettacolari e da vedere. Ma questa non è una notizia per il pubblico italiano, pare, perché il ranger William Fee al museo Painted Desert Inn ci ha detto che finora, questa estate, il 20% di tutti i visitatori sono venuti dal nostro Paese. Quindi, per la descrizione della bellezza assoluta della trentina di miglia dei due parchi rimandiamo al report fotografico che trovate in coda al testo. Invece, qui daremo tre informazioni, imparate durante la visita, che noi non conoscevamo, e che ci sembrano importanti.
La più curiosa è che i nativi americani che vivevano qui hanno inventato un calendario-petroglifo, che serviva loro per programmare l’attività agricola. Su una roccia c’è un segno, curiosamente simile alla chiocciola del web odierno, che è proprio di fronte ad una spaccatura naturale tra due altre enormi pietre. Per quella fessura passa un raggio di sole che illumina la chiocciola in un momento preciso, il solstizio d’estate. Quella “illuminazione”, spiegano gli archeologi, dava il via ai lavori legati alle piantagioni e ai raccolti successivi.
La più filosofica è legata ad un enorme frammento di un albero pietrificato, che si vede in fondo ad una scarpata nella Blue Mesa, un complesso di colline e montagnole dalla colorazione grigio-azzurra. Il pannello della piazzola sulla strada mostra la scoperta che i ranger hanno fatto nel 2005. Nel censimento degli alberi pietrificati, compiuto dagli stessi ranger un paio di anno prima, avevano registrato quella stessa roccia, intera, in cima alla collina. Ma ora si era spezzata ed era rotolata giù. Escluso il dolo, la lezione è che niente è eterno in natura, e che anche una montagna, o un albero diventato un sasso, sono destinati a cambiare. Pantarei, tutto evolve. I ranger, mettendo sul pannello illustrativo l’immagine fotografica del “prima” e del “dopo” dello spezzone pietrificato caduto per conto suo, hanno citato Eraclito, in inglese: “Nothing endures, but change” (Niente dura, se non il cambiamento).
La più destabilizzante, che in realtà suona come un Manifesto degli Scettici del Cambio di Clima, è un grafico che illustra la storia, da 500 milioni di anni a questa parte, degli esseri viventi sulla Terra in relazione con la variazione dei livelli di temperatura degli oceani. Lex Shaw, laureato in geologia e ranger volontario del Rainbow Forest Museum, lo illustra con parole semplici, che sono una didascalia di quello che del resto si capisce guardando l’altalena di fasi calde e fredde nell’intero periodo. Dice che la temperatura dell’oceano è la seconda più fredda di sempre. Aggiunge che 5000 anni fa la temperatura era molto più elevata di adesso e aveva reso molto più difficile l’esistenza per i nativi americani. E conclude, alla domanda di chi chiede una spiegazione: “Così è. Non ce lo spieghiamo, e non aggiungo altro”.
Scendiamo sulla terra di oggi, e incontriamo la giovane docente di italiano Francesca Grixoni nel campus della sua università a Flagstaff, la Northern Arizona University (NAU). “Language and linguine” è il nome del programma che lei e il titolare della cattedra Kevin Massoletti gestiscono con successo. L’insegnamento dell’italiano negli USA è ovunque una difficile missione, ma negli Stati in cui non esiste una presenza importante di italo-americani è una vera impresa. Bisogna ingegnarsi per attrarre gli studenti, e la via della tavola è la più naturale. Affiancata, fattore determinante, dall’utilizzo del fascino dell’Italia come meta turistica. Da otto anni i professori di italiano della NAU hanno trovato nella università per stranieri di Siena un partner ideale e ogni estate organizzano corsi intensivi di lingua, al mattino, e … di linguine nel pomeriggio. Hanno trovato un ristorante di riferimento, la Trattoria Fonte Giusta, il cui cuoco Pino tiene corsi culinari, dopo le 5 di sera, che si concludono con tavolate di verifica pratica di qualità: dei piatti, ma anche dell’italiano, perché gli studenti americani che partecipano ai viaggi formativi devono parlare solo e sempre italiano. A differenza di altre esperienze che abbiamo conosciuto nei dipartimenti di italiano finora visitati, lo sforzo di Francesca e Kevin è di far sì che gli studenti imparino proprio la lingua, e non solo la cultura italiana in senso lato e in inglese.
A Flagstaff sta crescendo l’interesse per studiare l’italiano: quest’anno sono ben quattro i corsi con 25 studenti ognuno e con alcuni ragazzi in lista d’attesa. L’italiano è un Minor per la laurea da quattro anni e sono in corso le pratiche per il Major. La tendenza insomma, ci dice Francesca, è positiva. “Noi organizziamo incontri in pizzeria ogni mercoledì qui a Flagstaff, e ci vengono non solo gli studenti ma anche gli italofili. Per esempio appassionati studiosi di latino, che è una materia insegnata nei licei cittadini, mentre non c’è l’italiano. Anche gli studenti di musica lirica, che è qui un corso regolare di insegnamento, vengono nelle mie classi perché per cantare l’opera l’italiano è fondamentale”.
Siamo sinceramente colpiti dall’approccio didattico di Francesca, che ha una formazione rigorosa di linguista. Laureata a Bologna e a Roma, ha vinto un anno di borsa di studio Fullbright, e ora è impegnata nel Dottorato in linguistica applicata. “Ma come imparano l’italiano?” chiediamo scettici. “Sono bravissimi, lo studiano come i bambini italiani di una volta, perfino con la filastrocca delle preposizioni”. E ce la recita: di a da in con su per tra fra.
A Flagstaff – che fra parentesi è la prima Dark Sky City al mondo, con poco “inquinamento” da luci di notte (purtroppo stanotte è nuvolosa e non vediamo il cielo stellato) – l’amore per l’Italia si esprime anche alla Pizzicletta: pizzeria fondata da Caleb che, girando in bici l’Italia nel 2006, ha scoperto la pizza e ora la propone qui, fatta con un forno napoletano doc. È ottima!
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