12. 25 agosto 2023 – Memphis

Qui non è Nuova York – Verso sud con Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi

Una delle più popolari attrazioni di Memphis è Graceland, la casa dove Elvis Presley è cresciuto e dove è sepolto, diventata sito storico nazionale nel 2006. Ci vanno in pellegrinaggio fans da tutto il mondo. E ci siamo andati anche noi, ospiti di Paul Volpe, il responsabile finanziario (cfo, chief financial officer) di Elvis Presley Enterprises, l’organizzazione che gestisce Graceland.

Gli avevamo parlato al telefono pochi giorni dopo la settimana dedicata ogni anno a ricordare la morte del leggendario cantante, scomparso il 16 agosto 1977. “Quest’anno la ricorrenza è stata particolarmente emotiva, perché da poco è morta anche la figlia Lisa Marie e anche lei è sepolta qui, vicino al padre”, ci ha detto Paul, anche lui appassionato di musica e felice di essere a Memphis, “che ha un incredibile patrimonio musicale. Il Delta blues è nato qui, B.B.King è nato qui”, ricorda.

Ma Paul noi l’avevamo contattato, inizialmente, perché cercando pezzi di Italia anche a Memphis avevamo scoperto che ogni anno a fine maggio-inizio giugno si tiene il Memphis Italian Festival e che all’ultima edizione Paul è stato premiato come “Outstanding Italian” dell’anno per avere, fra l’altro, guidato per otto anni l’organizzazione dello stesso festival.

“I miei nonni sono emigrati in America dalla Puglia e dalla Basilicata – racconta Paul -. Io sono nato a Chicago e sono venuto a Memphis nel 1986 per lavorare come commercialista e perché mia moglie, di origine polacca, è di qui. Sono diventato presidente del festival italiano nel 2003: all’epoca attirava 5-10 mila persone. Io l’ho fatto crescere a 20-25 mila. Un evento di grande successo è la gara ‘spaghetti gravy’: quest’anno in 50 si sono sfidati per ottenere il titolo di miglior cuoco del ragù di carne. È una gara fatta sull’esempio del campionato mondiale di Barbecue che si svolge sempre qui a Memphis”.

Il festival è nato come fund raising a favore della Holy Rosary school and Parish, una chiesa e scuola cattolica non lontana dal giardino botanico della città. “Al festival partecipano molti cattolici, perché è nato attorno alla chiesa, ma ci vengono un po’ tutti. – dice Paul -. Lo scopo del festival è di far crescere la conoscenza delle nostre tradizioni italiane fra tutto il pubblico in generale. La comunità italo americana di Memphis è piccola in assoluto, ma abbastanza grande per il sud. Nel passato gli italiani erano venuti qui dal Mississippi, dove erano emigrati per coltivare la terra, ma quando si sono ritrovati a essere trattati quasi come schiavi,  molti se ne sono andati verso il Nord. E Memphis è stata la prima tappa di questa emigrazione”.

È una città cresciuta come centro del commercio del cotone e degli schiavi e per questo è molto importante per la comunità afro-americana. Chiediamo a Paul com’è la situazione oggi, 55 anni dopo l’assassinio di Martin Luther King Jr. “Credo che le relazioni razziali non sono mai state meglio di oggi – risponde -. I miei rapporti con la comunità afro-americana sono ottimi. C’è chi si focalizza sui peccati passati dell’America. È vero che ci sono ancora episodi di brutalità della polizia. Ma Memphis si è rimessa insieme negli ultimi 15-20 anni. Siamo tutti fans delle stesse squadre”.

Andiamo a visitare il Lorraine Motel, dove MLK fu assassinato il 4 aprile 1868. Ora è la sede del National Civil Rights Museum, che ripercorre la storia del movimento per i diritti civili. Sul balcone al secondo piano, davanti alla stanza numero 306 dove King alloggiava, c’è una corona bianca e rossa che segna il posto dove fu colpito. A guardarla , ti fa venire i brividi: come quando seppi della notizia alla radio la mattina dopo.

L’omicidio, però, seppe generare anche reazioni positive.

“Dopo l’assassinio, la città è caduta in una profonda crisi”, ci racconta Lyman Aldrich, presidente del Festival Internazionale Memphis in May . “Io sono nato nel Queens a New York. Nel 1967 venni a Memphis per lavoro”. La città era nel pieno della stagnazione dopo l’assassinio di Martin Luther King, e nel 1974 Aldrich fu nominato tesoriere del festival della Camera di Commercio che lo promuoveva. “Non  c’erano più soldi a causa della recessione, anzi direi depressione, in cui era caduta la città”, continua. “Quasi tutto il centro era chiuso. Io avevo solo trent’anni e ho pensato che dovevo trovare idee per creare posti di lavoro . Nel 1977, diventato il presidente del festival, ho pensato che una strada era rendere il festival internazionale, onorando un paese ogni anno.”

Il primo è stato il Giappone perché era la nazione con un surplus di bilancio da investire. “Quindi speravo di attirare investitori giapponesi su Memphis. L’altra idea cruciale era coinvolgere nel comitato promotore del festival giovani, donne, neri e bianchi, cioè creare una coalizione multiculturale e multirazziale. Non era mai stato fatto prima a Memphis. Non parlavamo di razza o di politica, ma soltanto di come creare posti di lavoro”. Una ricerca dell’Università di Memphis stima che nei primi quarant’anni del festival sono stati creati in questo modo creati 30.000 posti di lavoro. “E tutto senza soldi dal governo”, precisa Aldrich. “Il 99% sono donazioni da aziende e individui”.

Appena eletto presidente, continua a raccontare il manager, “ho incontrato i rappresentanti di un’azienda giapponese a Memphis. Sono subito entrati nel comitato del festival, e hanno invitato l’ambasciatore giapponese in America. È venuto in visita tre giorni con la moglie, e ha promesso di portare investimenti in città. L’anno dopo il governatore del Tennessee Lamar Alexander è andato in Giappone e il risultato è stato che l’azienda elettronica Sharp è venuta a Memphis assumendo 1200 persone”.

Anche la Nissan ha poi investito nella zona e attualmente nello stato del Tennessee operano 200 aziende giapponesi con 51.000 dipendenti.

“È stato bellissimo vedere un’umanità meravigliosa lavorare insieme per la rinascita di Memphis. È un esempio per tutti e un’ispirazione per le future generazioni. Il messaggio ai giovani, che di solito non sono ascoltati, è che se hanno una visione possono realizzarla. Adesso non sono più presidente. Ho tirato su i nuovi leader e lasciato loro la responsabilità di tutto”.

Sul Festival italiano, dice che ci va e che lo trova molto divertente. Nella sua carriera professionale, Aldrich aveva creato un’azienda immobiliare che ristrutturava palazzi storici trasformandoli in nuovi condomini, e poi è diventato consulente immobiliare. “Ora, da due anni, sono impegnato a scrivere un libro sulla storia della rinascita di Memphis, su come abbiamo insieme salvato la città”, dice con orgoglio.

Partner di Aldrich nell’opera di recupero di Memphis è stato Rodney Baber, che è nato qui e si è laureato nella università locale in Business & Administration. Investe in aziende che valuta promettenti, ed oggi è specialmente impegnato nella crescita della Avadain, societá che produce  grafene. Questo materiale innovativo, ci spiega Baber, è costituito da uno strato mono-atomico di atomi di carbonio, ossia con uno spessore equivalente alle dimensioni di un solo atomo. Ha la resistenza più forte del  del diamante e la flessibilità della plastica, e con un solo atomo di spessore, il grafene è oggi la sostanza più sottile al mondo, e quella all’avanguardia tra gli studiosi di futuro industriale.

Non ci aspettavamo di parlare di grafene a Memphis, soprattutto non ad una cena con Rodney e Sally, che un carissimo amico del Massachusetts ci aveva raccomandato di andare a trovare se fossimo passati da queste parti. Invece è successo.  A Baber e signora siamo anche grati perché, accompagnandoci in macchina all’albergo dopo la cena al ristorante Flights, ci hanno fatto fare un tour notturno della città. Così abbiamo potuto verificare il risanamento del quartiere sul fiume, un tempo degradato ed oggi rinnovato, e molto ambito: centinaia di casette e ville ordinate e molto carine.

Se questa è la faccia moderna, Memphis ne mostra pure un’altra per nulla rassicurante. Nella via più evocativa del cuore musicale nero della città, quella a Downtown con la casa natale di B.B. King, e annesso ristorante, non siamo potuti entrare. Alle 10 di sera, le auto e le transenne della polizia non facevano passare nessuno, in macchina o in moto, perché qualche giorno fa una sparatoria tra bande aveva lasciato sul selciato otto persone, per fortuna solo ferite. Questa ordinaria criminalità va in direzione opposta al risanamento strutturale promosso dai residenti di buona volontà.

TORNA ALLA MAPPA DEL VIAGGIO
TORNA ALLA STOÀ

Le altre tappe del viaggio di Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi

2023-08-29T11:44:22+02:00
Torna in cima