11. 24 agosto 2023 – Chattanooga

Qui non è Nuova York – Verso sud con Maria Teresa Cometto e Glauco Maggi

“Gli italiani a Chattanooga? Siamo in quattro gatti, ma intanto la mia opera di missionario evangelico la svolgo verso i fedeli italiani, ed è comodissimo farla da questa città del Tennessee, che ha il soprannome di Gig City proprio per la sua ottima connessione con la rete digitale”.

Peppo Biscarini è nato a Milano nel 1960. Ha un imponente fisico atletico non gonfiato, ma plasmato da decenni di nuoto e di immersioni marine, frutto della passione per il nuoto e la pesca subacquea. Fa fatica a tenere il petto dentro la camiciola, e la stretta di mano è poderosa. Sua moglie Jane è californiana e i due vivono qui, da anni, nei boschi sopra Chattanooga, a Lookout Mountain. I due figli, adulti trentenni, fanno gli imprenditori in proprio.

Come siamo arrivati a Peppo, è una storia nella storia. Cercando “quali sono gli italiani di spicco a Chattanooga?” è emerso lui. Con una ricca biografia, da cui abbiamo scoperto fra l’altro:

Peppo voleva creare una Little Italy a Chattanooga;

Pippo ha promosso il gemellaggio della città americana con Manfredonia e avviato un programma per far studiare i ragazzi pugliesi dell’Istituto Toniolo in Tennessee;

Peppo ha vinto il campionato mondiale di maratona di nuoto pinnato a 16 anni, coprendo 83,7 kilometri in 24 ore (le sue altre performance sportive prenderebbero l’intero articolo);

Peppo è stato ingaggiato come consulente dalla Marina Usa per allenare il team dei migliori nuotatori dei Navy Seals che competono nei Giochi Militari mondiali.

Quindi Peppo meritava senza dubbio una visita ed è stato cortese, e contento, di invitarci stamattina nella sua casa, con bandierona tricolore all’ingresso, per parlare con noi.

“Da dove cominciamo?”, di fronte a un curriculum simile.

Peppo, e ci sorprende, parte da quando, a tre anni, ha vissuto la sua prima esperienza mistica. I genitori erano andati al cinema, lui era a letto, le sue sorelle erano in sala. “Ho provato una grande paura improvvisa, poi ho supplicato dentro di me che tornassero presto a casa e mi ha subito invaso un senso di sicurezza e di gioia interiore”, racconta. Quando rientra a casa, la mamma va a vedere se il piccolo dorme, ma alzando il lenzuolo lo sveglia. “Perché hai pregato per noi, Peppo?”, gli chiede lei come se avesse sentito qualcosa. “Come sai che ho pregato?”, chiede lui. E la mamma: “Me lo ha detto un angelo”. Peppo se lo ricorda come fosse ieri.

La prima “chiamata da Lui”, come Peppo descrive i ricorrenti contatti con il divino, sarà seguita da diverse altre esperienze interiori capitate in momenti cruciali della sua vita. Da ragazzino, cattolico secondo la tradizione di casa, è stato chierichetto. “Ma non mi sentivo soddisfatto appieno e per una fase, poi, mi rivolsi all’occultismo. Cercavo la magia nera, volevo qualcosa di potente”. Ma fu un buco nell’acqua pure quel tentativo.

È su una spiaggia della California, dove era andato a studiare, che a 20 anni avvenne la vera conversione. “Dalla religione come tradizione”, spiega Peppo, “alla comunicazione con Dio vivente. Mente corpo e anima finalmente in una sintesi di crescita spirituale”. Il cambiamento “dentro” lo porta all’adesione ad un altro cristianesimo, quello degli Evangelici “che erano più in linea con quello che sentivo io”.

Nel 2000, invitato alla Conferenza a Versailles della Campus Crusade for Christ, la sua marcia spirituale è di fronte a un bivio esistenziale. Un alto esponente del gruppo evangelico che frequentava ormai da tempo gli chiede: “Hai mai pensato di fare il ministro della fede a tempo pieno?”.

Peppo aveva percorso professionalmente tante strade, fino a quel momento, e ora doveva scegliere se abbandonarle. Tutte. Prima aveva lavorato nel settore immobiliare come consulente, poi aveva creato un hedge fund e aveva aiutato perfino una società, la Boralyn, a quotarsi in Borsa.

“Ma che senso ha far fare altri miliardi a gente miliardaria?”, si  chiede, retoricamente, davanti a noi. A quel punto la risposta era scontata. “Così ho scelto di fare il missionario, abbandonando tutto”. Ma hai un salario, chiediamo? “Nulla, devo trovare io il sostegno per tutte le mie spese”. Non la definisce elemosina, “è fund raising, che qui in America è possibile, se hai amici che supportano una causa”.

Nel 2012 nasce così ViaVeritas, con sede a Chattanooga, società non profit che raccoglie fondi per la sua attività. Peppo parla ai suoi seguaci con il programma PeppoCast su via Youtube una volta alla settimana. Un secondo canale è il postcast quotidiano “Equipaggiati”, dedicato alla lettura e dei vangeli e alla preghiera. In preparazione per il 2024 Peppo sta già lavorando a un “commentario”.

Peppo è dispiaciuto per come non sia andata in porto, almeno finora, l’iniziativa congiunta tra Chattanooga e Manfredonia. Aveva portato lui, a sue spese, un gruppo di studenti a conoscere qualche azienda americana di questa zona, nella speranza che si stabilisse un canale di scambi culturali e commerciali. Il gemellaggio non è però mai stato ufficializzato, anche se tra le due amministrazioni le relazioni erano e restano amichevoli. Il piano di Peppo era ambizioso. Voleva arrivare a dar vita ad una Little Italy a Chattanooga, e aveva anche trovato qualche imprenditore pugliese disposto a venire qui e ad aprire bar, ristoranti, negozi e piccole aziende. Voleva creare un ambiente che rievocasse l’Italia provinciale dei film della  sua infanzia che piacevano tanto a suo papà, quelli della serie “Peppone e don Camillo” (da cui viene il nome Peppo, dall’originario Giuseppe).

Non se ne fece nulla, all’ultimo momento, perché in Tennessee avevano modificato la legge sulla concessione della cittadinanza americana , indispensabile per poter operare qui: da circa mezzo milione di dollari di investimenti per ottenere la carta verde, di punto in bianco il livello minimo era balzato a quasi un milione.

Dal fresco della villa di Peppo, scendiamo ai 37 gradi di Chattanooga. Il clima pesante non ci impedisce di fare due passi in città, passando davanti allo storico teatro Tivoli e poi sui ponti sul fiume Tennessee e nel quartiere artistico attorno al museo di arte americana. La cittadina è gradevole ma oggi non è giornata: non avevamo mai visto il termometro in  strada segnare 100 gradi Fahrenheit.

Rientriamo in albergo, accolti dall’ambiente elegante da hotel storico e dalla modernissima aria condizionata. Il Read House nacque nel 1847 ma è stato più volte rinnovato. Ha ospitato il presidente confederato Davis e il presidente dell’Unione Grant, ovviamente in tempi diversi. Ma il suo cliente più famoso è stato Al Capone. In attesa di un processo federale agli inizi del 20esimo secolo, soggiornò nella camera 311, che da allora ha le sbarre alle finestre per motivi di sicurezza, e va prenotata con largo anticipo. Costa più delle altre perché offre il piacere perverso di rigirarsi nel letto di un criminale DOC. Non lo sapevamo, e dobbiamo accontentarci di cenare al Bridgeman’s, da cui sono passati Walt Disney, Richard Nixon, Ronald Reagan, Elvis Presley, Gary Cooper e Winston Churchill.

Non sappiamo il loro menù. Noi abbiamo optato per le gambe di rana fritte della Louisiana, che ci dicono essere un piatto piuttosto tipico qui al sud. Grosse il triplo di quelle della campagna di Arborio, assicura la novarese Maria Teresa.

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2023-08-25T23:30:26+02:00
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